Franco Ruinetti nei pensieri
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DAL 'PARADISO' A 'UNA ROTONDA SUL MARE'
Mi davo da fare anche se l'impegno era superiore ai risultati economici. Avevo il bisogno di rinforzare lo stipendio con un po' di sciroppo. Allora, per una decina di anni, solo d'estate, mi improvvisai giornalista. Abitavo a Rimini e collaborai con un settimanale molto diffuso nella riviera, il quale non si interessava né alla cronaca, né alla politica e si rivolgeva soprattutto ai turisti, al popolo delle ferie balneari. Era la voce del “divertimentificio”, dava informazioni sulle frequenti feste nelle località costiere, come in quelle a ridosso nell'entroterra, annunciava gli eventi, alleggeriva i giorni delle vacanze col sorriso dell'umorismo, parlava dei locali notturni e dei loro programmi. Ai quali io fui destinato nei primi anni, poi feci carriera e il mio impegno aumentò, ma non il compenso. Iniziai col più famoso, Il Paradiso. Ogni volta che ci andavo mi veniva in mente quell'episodio, non so se vero o no, dei giovani, che incerti sulla strada da seguire al bivio dopo il semaforo sulla Flaminia, chiesero ad un anziano:
“Dov'è il Paradiso?” Questi, cui brillarono gli occhi, rispose:
“Tra le gambe delle donne.”
Era la reggia delle ore piccole. Lo nomino perché non c'è più, così faccio pubblicità al passato, che non vale. Gianni Fabbri, il titolare, chiamò ad esibirsi i più noti artisti del piccolo e grande schermo. E io ne intervistai diversi. Quello che m'ha lasciato un gran ricordo è Gino Bramieri. Fu come se lo conoscessi da sempre. Si tolse le vesti della scena, si dimostrò vero, senza alcuna finzione. Mi disse di un incidente stradale occorsogli da poco ed era molto preoccupato. Quando lo salutai spalancò un sorriso con tutti quei denti di cavallo. “Amico, un sorriso vale più di una medicina”. Trascorsi molte ore lassù, dove si anticipavano le mode, dove vidi, ad esempio. le prime go go girls, che poi diventeranno le cubiste. La storica discoteca fu frequentata anche da Umberto Eco, amico del proprietario, al quale di recente è stata intitolata una rotonda, quella al bivio di Covignano. Tante feste, musica, luci psichedeliche, Champagne, artisti famosi, donne delle copertine da perdere la bussola, bagliori di giovinezza, il muro d'aria, il panorama con le lampade delle imbarcazioni all'orizzonte: più nulla, sic transit gloria mundi.
In un night, non dico quale perché tuttora attivo, incontrai Cicciolina nel fulgore delle sue provocazioni. A quel tempo si dimostrava indignata smentendo che se la faceva con un cavallo. Penso fosse pubblicità che a me evocava il mito di Pasifae posseduta da un toro. Non potei intervistarla perché incalzata da una ressa di giovani e vecchioni. Mi rivolse poche parole cariche di gentilezza e premura: “Come sta 'cicciolino?' Salutamelo.” “Bene, risposi. Riferirò.”
A Gabicce, alto sul promontorio, c'era l'Eden Rock. Da lassù si godeva un panorama incantevole. Gli ultimi vitelloni aspettavano che sorgesse il sole dal mare. Una volta mi fermai anch'io. Veleggiava, con la brezza in sottofondo, 'La vie en rose'. I soliti viveurs si scambiavano battute di spirito e badilate di romanticismo.
“Vedi quella nuvola rossa? Sembra la Madonna.”
“La tua Madonna comunista non è in cielo, è nel fondo della bottiglia.”
L'Eden, dove si erano esibiti anche Mina e Califano, era stato frequentato dal re Faruq, esule in Italia, la quale ricambiava l'ospitalità che l'Egitto aveva riservato a Vittorio Emanuele III.
Altro dancing famoso, sempre a Gabicce Monte, era il Marechiaro. Tra gli altri vi incontrai il giovane Abatantuono, dalla criniera leonina. Seduto ad un tavolo, era circondato da ragazzi e ragazze, che ogni tanto esplodevano in risate. Mi accomodai al suo fianco, ma non riuscii ad entrare in sintonia con lui. Il quale non si toglieva la maschera che tutti conoscevano. Io cercavo l'uomo, non il personaggio. Allora lo salutai di punto in bianco e non feci una bella figura. Comunque scrissi lo stesso il mio articolo.
Una volta andai al Marechiaro con mia moglie. Mi intrattenni col cantante Icse Ipsolon, che in un precedente servizio avevo definito 'la voce dell'Adriatico'. Alla mia professione di stima, che era sincera, rispose con le seguenti testuali parole:
“Come me ne nasce uno ogni trent'anni.”
Al che mia moglie, tra l'altro sempre laconica, esclamò:
“Meno male!”
Ne seguì qualche attimo di silenzio sbigottito. Un brivido mi corse giù per la schiena. Meno male che l'intervistato fece finta di non sentire.
Tra i tanti nomi illustri che all'epoca facevano serate in riviera e mietevano successi, molto applaudito era Fred Bongusto. Con 'Una rotonda sul mare' faceva strage di cuori. Le donne, giovani o mature, andavano in visibilio.
Franco Ruinetti
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